INNOVATION SQUARE CENTER
in collaborazione con Ganesh Poggi Madarena | Torino | 2018
In una stagione di grave crisi economica ed ecologica, il riuso, la cosiddetta “post-produzione dell’esistente”, il re-scripting di edifici dismessi, rappresentano una strategia illuminata per uno sviluppo sostenibile di città e territori. In questa direzione si muove la proposta di riqualificazione dell’intera area Mirafiori di Torino. L’intervento progettuale per l’Innovation Square Center (ISC), che ospiterà gli uffici di E&D di SIGIT, intende, in prima istanza, relazionarsi in una forma rigorosamente rispettosa e misurata con l’edificio ospite e contenitore, progettato dall’arch. Gualtiero Casalegno a inizi anni ‘60. La struttura in calcestruzzo armato a vista si compone di grandi pilastrature che si rastremano nel lato est e si piegano nel lato ovest, di solette sagomate ed aggettanti a sbalzo, di travature inclinate a segnare il profilo in copertura. La filosofia ispiratrice del concept che ha guidato le scelte progettuali è stata quella di far rileggere la grande plasticità architettonica e riportare alla luce la spazialità interna. Si muovono in tale direzione le diverse scelte compositive. Si è scelto di trattare con un linguaggio unitario i volumi esterni addossati all’ossatura portante, adottando un rivestimento in pannellature in acciaio, con finitura in ottone brunito, con foratura a maglia romboidale che dirada o si infittisce come la trama di un tessuto, a seconda delle esigenze di illuminazione e visibilità degli ambienti interni. La stessa soluzione materica contraddistingue anche l’edificio nell’edificio. Nella piazza interna si è infatti messo a punto il disegno di un volume puro, razionale e sobrio, che non tocca né il sopra, né l’intorno, né sembra toccare il sotto, essendo in parte sospeso da terra.
Le scelte distributive e di progettazione degli interni sono volte in primo luogo ad eliminare le superfetazioni che nascondono lo scheletro portante e l’unitarietà del disegno architettonico originario, in secondo luogo a realizzare uno spazio di smart working flessibile e collaborativo. I materiali scelti per gli interni sono il cemento, il legno, l’acciaio con finitura ottone brunito ed il vetro. Il cemento è usato come elemento di memoria, la sua presenza evoca ciò che è stato e dunque descrive l’anima industriale dell’edificio sottolineandone la struttura originaria. Il legno è invece stato pensato come elemento di mitigazione che si contrappone al brutalismo del calcestruzzo faccia a vista, rendendo gli ambienti più caldi e accoglienti per il lavoro. Lo si ritrova in tutte le partizioni opache degli ambienti, sotto forma di armadi o di setti leggeri. Il vetro è l’elemento della permeabilità alla luce e alla vista. Attraverso esso si è cercato di mettere a nudo la struttura; ad esempio, grazie ai parapetti a tutto vetro è possibile avere una lettura più pulita delle grandi solette a sbalzo; inoltre è utilizzato per permettere la maggiore diffusione possibile della luce naturale, elemento essenziale per il comfort lavorativo. Infine l’acciaio è il materiale filtro sotto forma di lamiera stirata, come nel grande volume centrale, o sotto forma di lamiera forata, come nel rivestimento degli esterni. E’ usato per rendere le superfici permeabili solo in parte, così da garantire schermature solari ma anche visive per questioni di privacy di alcuni ambienti, come nel caso della sala prototipi. Nel complesso, gli interni sono pensati con l’intento di ricreare un’atmosfera che riporta al periodo di realizzazione della struttura, a cavallo tra gli anni ‘50 e ‘60, attraverso l’inserimento di pezzi iconici del design italiano tipici di quell’epoca, ma anche con arredi contemporanei che, per forma e materiali, si rifanno a quegli anni.
Prospetti. Viste esterne
Il prospetto verso nord diviene la facciata che ospita l’ingresso principale, in posizione decentrata. La sua valorizzazione come elemento principe della composizione passa per la demolizione della porzione di solaio a primo piano in testata, operazione diretta a lasciare a nudo la struttura. La grande vetrata continua consente l’illuminazione naturale e, lasciando in trasparenza il dentro, invita il fuori. Si è pensato di eliminare le partizioni delle finestrature esistenti per lasciare posto ad una facciata continua con vetro multistrato, disposta a filo esterno rispetto ai pilastri. Le lastre sono sorrette da una sottostruttura composta di montanti e traversi in vetro strutturale e di ancoraggi metallici. La problematica del ponte termico è risolta tramite il posizionamento di un isolante termico sulla testata delle solette in facciata, con finitura in intonaco effetto cemento, mentre le pilastrature, rimanendo arretrate, cessano di essere un nodo critico. Gli accessi all’edificio sono distinti in un accesso pedonale pubblico, ricavato in facciata, per i lavoratori e gli ospiti ed in un accesso pedonale, privato e secondario, già esistente, sul fronte nord, riservato agli operai ed allo scarico delle merci. Per quanto riguarda gli accessi carrai si distinguono un accesso al nuovo parcheggio sotterraneo tramite piattaforma elevatrice a pantografo coperta da una nuova pensilina, un accesso carraio per gli ospiti collocato lateralmente sul fronte nord con possibilità di posteggio a raso, riservato sia agli ospiti che alle vetture aziendali elettriche, ed un accesso carraio di servizio (esistente) che conduce al magazzino, con altri posti auto. La pensilina a copertura della pedana è pensata come un volume chiuso su tre lati, rivestito con la stessa pelle adottata per i volumi che si addossano al corpo principale.
Pianta piano terra. Sezione trasversale A-A’
L’accesso all’edificio avviene, in quota, dalla testata. L’abbassamento della porzione centrale di solaio a piano terra, da quota +90 a quota 0, trova ragione nella possibilità di uno scambio più fluido e osmotico tra interno ed esterno. La piazza centrale interna, sala ex rotative, viene ripensata tramite il disegno di un volume puro, sospeso, che la riempe senza negarne la spazialità e la visione a tutto tondo. Il corpo aggiunto è sollevato da terra e staccato dai solai tutt’intorno. E’ sorretto da una struttura in calcestruzzo armato che lo rialza da terra. Lo zoccolo basamentale è sagomato e tocca solamente una fascia centrale del corpo, lasciando le perimetrali a sbalzo. In elevato, la struttura è composta da un telaio metallico di travi e pilastri scatolari in acciaio che ripropongono lo stesso passo strutturale dell’edificio madre. La struttura metallica regge una sottostruttura cui si ancora un rivestimento in lastre di acciaio, con finitura in ottone brunito, forate con un disegno a maglia romboidale. Tale trama si allarga o stringe, come la trama di un tessuto, ad avvolgere spazi che necessitano di maggiore o minor luce e visibilità dall’esterno. Il nuovo volume ospita due piani e si relaziona con l’edificio contenitore tramite scale e ponti. Il piano terra è adibito a sala prototipi per lo stoccaggio e l’assemblaggio manuale dei componenti plastici. La sala è accessibile da scale, una per lato, e da una rampa ed è, se necessario, suddivisibile in due ambienti da una parete scorrevole in pannelli di legno. L’intero piano è reso opaco dall’uso di vetrate con una pellicola oscurante per il rispetto della privacy.
Viste interne
Il piano superiore è invece destinato ad ospitare sale riunioni, una media da 8 – 10 persone e due piccole da 4 – 6 ed uno spazio aperto in testata per il co-working, completamente aperto superiormente. Il secondo piano è una manica flessibile in termini spaziali. Tramite un sistema di pareti lignee e pareti vetrate scorrevoli su binari e richiudibili a pacchetto, l’intero spazio dedicato alle sale riunioni potrebbe divenire sala conferenze, spazio per eventi o spazio di co-working. Tutto il piano è privo di solaio di copertura, in modo da poter ricevere luce dall’alto. Nel solaio di copertura si è pensato infatti di aprire una seconda fila di lucernari proprio per poter garantire il giusto apporto luminoso anche agli ambienti centrali. A richiudere il volume è soltanto il telaio metallico di travi che sorregge la pelle di pannelli. Le passerelle, che salgono lievemente dalla quota della hall e delle balconate perimetrali alle quote dei due solai di piano, sono elementi inclinati a voler rompere il rigore del nuovo impianto. La composizione architettonica e spaziale all’interno dello spazio ex rotative risulta pura, ma allo stesso tempo dinamica, appunto in virtù di tali collegamenti che sono trattati unitamente, con una finitura in acciaio color antracite.
Pianta piano primo e stralcio piano secondo
La grande piazza interna, occupata dal corpo centrale, offre una circolazione anulare, che sul lato lungo, verso est, dà accesso agli ambienti della pensilina, dall’altro invece, verso ovest, si declina in uno spazio sinergico, idoneo al networking, facilmente accessibile dall’esterno. Sono ricavate nello spazio tra le campate postazioni lineari per le start up ospiti. La pensilina sul lato est viene chiusa per ospitare la zona coffee break e buffet lunch, un ufficio (ente 12 di Sigit) prossimo alla sala prototipi, un’ampia sala riunioni per 16 -20 persone. Disposti in questa ala tali ambienti godono di un diretto contatto fisico con la hall d’ingresso e con il connettivo attorno al nuovo volume, dunque con quest’ultimo. L’ottima accessibilità dall’esterno e dall’interno è garantita dall’abbassamento del solaio dello spazio ex rotative alla stessa quota del solaio della pensilina a est e quindi del giardino esterno, mentre la visibilità dall’esterno di questi ambienti è garantita dalla chiusura con vetrate trasparenti. Per schermare la luce solare sono disposti dei pannelli frangisole con telaio metallico e rivestimento in acciaio con finitura ottone brunito, stirati e chiudibili a battente con sistema automatizzato. La zona di ristorazione è un open space costituito da un solo volume chiuso, che ospita una piccola cucina, rivestito di legno. A fianco, è ricavata una saletta riservata, anch’essa interamente vetrata. Gli spazi accessori come celle frigo, dispense ed anche locali di servizio per il personale quali spogliatoi sono ricavati nel piano interrato e connessi tramite scala secondaria di servizio al piano terra. L’ala a nord ovest, in posizione angolare defilata, ospita l’abitazione del custode. Vi si accede dall’ingresso secondario, che è corredato da guardiola. Si articola su due piani, il piano terra è rialzato di 35 cm dalla quota 0 ed è composto da una zona living e da una camera con bagno; le finestrature a ovest sono state ampliate, essendo protette dalla pensilina per le auto. Dalla scala interna si accede al piano interrato che ospita un’altra camera, illuminata, questa, da bocche di lupo.
Viste interne
Il corpo nell’angolo a sud mantiene nel progetto la sua attuale destinazione a magazzino, ne viene ampliata la superficie solo a piano terra fino al muro di confine con la proprietà limitrofa. Il fronte est, interamente vetrato, si apre in due accessi, uno carraio ed uno pedonale. Dal magazzino due piattaforme elevatrici consentono il superamento del dislivello, da quota – 50 cm fino a quota + 90 cm e da quest’ultima a quota 0, da parte dei transpallet motorizzati che possono così raggiungere sia la sala prototipi a piano terra che la sala metrologica ed il laboratorio materiali. La sala metrologica è ricavata nel braccio a sud, in virtù della demolizione della porzione di solaio del primo piano in testata, per questioni di ingombro della macchina di misura a coordinate che necessita di un’ altezza adeguata. Adiacente ad essa, è ricavato un piccolo ufficio, anch’esso a doppia altezza, di pertinenza del laboratorio materiali, che, invece, occupa il braccio ad ovest e mantiene l’originaria quota a + 90 cm e dunque l’originaria modesta altezza interpiano, non dovendo ospitare lavoratori in modo permanente. Il laboratorio è direttamente connesso all’uscita secondaria tramite scala di raccordo, mentre è chiuso sul fronte interno da una parete a tutta altezza in pannelli di legno che ripropone la stessa inclinazione dei pilastri.
Il sistema distributivo è pensato in maniera assolutamente razionale. A piano terra si articola in due grandi aree; una di servizio, con una forma ad L, posta su quote differenti e composta dal braccio lungo a ovest e dal braccio corto a sud; l’altra, pubblica e posta ad una stessa quota, che copre tutto il resto dell’edificio. Il piano primo e secondo sono invece interamente destinati agli spazi di lavoro. A ciascuna area corrisponde un corpo scale, uno destinato ad un flusso di ospiti, impiegati, manager caratterizzato dalla scala lineare esistente e dall’attuale montacarichi convertito in ascensore ed uno destinato ad un flusso di operai e personale, composto da scala secondaria di servizio, ascensore ed uscita su strada. In prossimità dei corpi scala sono ricavati, ad ogni piano, ambienti di servizio come servizi igienici e vani tecnici per il passaggio impiantistico. Dalla scala lineare si accede al primo piano che è razionalmente suddiviso in due macroaree di smart working. A ovest ospita le aziende Ferplant ed Engineenring, ed è articolato in aree libere di lavoro e rispettivi uffici manageriali, ricavati in posizione angolare, chiusi da un sistema di armadiature; a sud est ospita la Sigit, ed è articolato in una batteria di uffici manageriali chiusi ed in un grande spazio libero con postazioni per i vari enti, disposte in corrispondenza del volume ad L. Entrambi i bracci sono connessi tra loro da ballatoio con parapetto in vetro da cui si gode dell’affaccio sulla grande piazza ed è pensato non come un semplice connettivo, ma come luogo per incontri one-to-one. Dal ballatoio a piano primo si accede, tramite ponte, alle sale riunioni del nuovo volume.
Schemi distributivo – funzionali e di flussi
Il secondo piano è invece interamente occupato dalla Sigit; in esso la disposizione di spazi aperti per gli enti e spazi chiusi per i manager di tali enti è rovesciata rispetto al piano primo, ossia l’open space occupa tutto il braccio a est, a meno dell’angolo in facciata principale, mentre il braccio corto a sud è suddiviso in una batteria di uffici. La progettazione degli interni è pensata come un giusto compromesso tra il rispetto della spazialità esistente e le esigenze contemporanee derivanti dalla riconversione della struttura da spazio industriale ad hub lavorativo 4.0. Nel pensare l’inserimento di nuove funzioni si è cercato di mantenere un’apertura visiva quanto più possibile ampia, realizzando separazioni leggere e permeabili. La divisione delle aree di lavoro è risolta attraverso delle grandi armadiature in legno, che, frapponendosi tra le zone di percorrenza centrali e gli spazi più esterni, generano ambiti lavorativi differenti, talora divisi da leggeri setti pannellati in legno, talora lasciati come grandi open space. Le armadiature si inseriscono all’interno delle campate scandite dai pilastri, e distaccandosi da essi lasciano le percorrenze. In esse sono alloggiati gli impianti. Dal primo e dal secondo piano si accede alle terrazze sul fronte est, due di sagoma oblunga che segna la scalettatura del prospetto, l’altra invece concepita su due livelli in corrispondenza del volume ad L. Su quest’ultima si è optato per la realizzazione di un tetto giardino a coltura estensiva, circoscritto in aree semicircolari. A protezione degli interni il fronte è scandito da un sistema di frangisole, richiudibili a battente, realizzati con telaio metallico e lamiera stirata; per la protezione solare esterna si è scelto invece un sistema di tendaggi per soddisfare l’esigenza di break lavorativo. Le sedute seguono il disegno curvilineo esterno. Lo stesso disegno di verde, costituito da aree curve a seminativo, si è riproposto anche nel giardino a piano terra, a bordatura dei tre grandi alberi presenti. La geometria degli esterni, morbida e organica, ricerca un buon contrasto con il rigore e la razionalità degli interni. La fascia perimetrale risultante dalla chiusura della rampa di accesso al parcheggio interrato acquista valenza di filtro verde tra la facciata principale ed il fronte stradale e segue la stessa idea di sistemazione.
Schemi impiantistici ed energetici. Vista esterna frontale